La torre del Filarete
Simbolo di Milano per il suo profilo immediatamente riconoscibile, la Torre del Filarete deve il suo nome all’architetto rinascimentale Antonio Averulino detto il Filarete, che la progettò nel 1452. Inventò una torre elegante con delicati inserti marmorei, ma questi furono eseguiti da architetti lombardi meno fantasiosi. Neanche un secolo dopo, nel giugno 1521 la torre, divenuta deposito di polvere da sparo, crollò. Quella attuale è il risultato di un’appassionata ricerca dell’architetto Luca Beltrami sui documenti e le fonti iconografiche, per ricostruirne l’aspetto rinascimentale. Inaugurata nel 1905, la torre venne dedicata a re Umberto I, ucciso a Monza nel 1900. Beltrami inserì un orologio nel corpo cubico più in alto, ornato da un sole raggiante ispirato alle insegne sforzesche. Commissionò allo scultore Luigi Secchi la statua di Sant’Ambrogio nella nicchia, ispirata allo stile scultoreo della seconda metà del Quattrocento. Sempre al Secchi Beltrami fece eseguire il bassorilievo con Umberto I a cavallo, in marmo di Candoglia. In memoria degli Sforza Beltrami scelse, inoltre, di far dipingere gli stemmi di Francesco, Galeazzo Maria, Gian Galeazzo, Ludovico il Moro, Massimiliano e Francesco II.
I torrioni di Santo Spirito e del Carmine
Voluti da Francesco Sforza per rafforzare il lato verso città e costruiti dall’architetto Bartolomeo Gadio nel 1452, i torrioni in serizzo a burchioni costituirono un elemento piuttosto originale nel panorama lombardo. Furono molto apprezzati e vennero sempre citati da visitatori nobili della città e da ambasciatori come un elemento caratterizzante dell’antico maniero. Composti di sei sale coperte a volta, ospitarono anche prigioni. Ribassati già nel Cinquecento e poi durante l’insurrezione contro gli Austriaci del 1848, le torri devono l’attuale copertura ai restauri del Beltrami che li riportò all’altezza originaria, utilizzando i disegni del 1800 del Genio Militare francese. Il Torrione del Carmine, adibito, per alcuni anni a serbatoio dell’acqua potabile, ospita oggi la Biblioteca d’Arte.
La torre di Bona
Il 26 dicembre 1476, il Signore di Milano Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, morì pugnalato per una congiura. La moglie, Bona di Savoia, si trasferì quindi nel luogo più sicuro del Castello, la Rocchetta e la fortificò con un’alta torre. La Torre di Bona, posta all’incrocio tra le ali nord-est e sud-est, consentiva così il controllo di tutto l’edificio. Danneggiata dalle dominazioni, la torre venne restaurata nell’ambito degli interventi iniziati nel 1893 ad opera di Luca Beltrami, che la rialzò e la dotò di merli.
La torre Castellana e la torre Falconiera
Al piano terra della torre quadrata, collocata nell’angolo nord-est della Rocchetta si trova la stanza del Tesoro, ambiente sforzesco in cui si conservavano i documenti e i preziosi della famiglia. Sotto Ludovico il Moro venne ornata con l’affresco raffigurante Argo. La torre corrispondente nel lato opposto, la quadrata Torre Falconiera, racchiude invece al suo interno la leonardesca Sala delle Asse.
Le merlate
Le merlate e i camminamenti di ronda che correvano lungo tutto il perimetro del Castello in epoca sforzesca furono certamente danneggiati durante i secoli di dominazione straniera (XVI-XIX secolo). Le merlate che attualmente si vedono sono frutto dei restauri operati dall’architetto Luca Beltrami a partire dal 1893. Anche per la ricostruzione delle merlate, Beltrami si documentò sulle testimonianze iconografiche esistenti e sui castelli sforzeschi edificati in Lombardia.